Artist and Photographer
ABOUT THE GAME
DANTE E NIDAA : LO STRANO INCONTRO
- L ‘INFERNO -
Mi chiamo Nidaa Badwan, sono un’artista Palestinese e vivo in Italia.
Per l'anniversario della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri
ho voluto anch’io omaggiarlo con tre mie opere,
ognuna riferita alle tre parti della Divina Commedia.
La mia conoscenza di questo Grande è avvenuta passando attraverso canali
veramente strani per me, figlia di un’altra cultura.
Tutto è iniziato attraverso un laboratorio di maschere della Commedia dell’Arte.
Non avrei mai pensato che la manipolazione del cuoio ,mi avrebbe portato tanto lontano.
I miei maestri non sono solo artigiani competenti, ma hanno anche una approfondita conoscenza
sia della Commedia dell’Arte, che della costruzione e dell’utilizzo della maschera in scena,
delle sue particolari strategie... insomma, hanno saputo tirarmi dentro la loro dimensione.
Da questa esperienza, alla voglia di entrare in un Laboratorio Teatrale di Commedia dell’Arte,
il passo è stato veloce e me ne sono innamorata, grazie anche ad un altro maestro
che ha saputo guidarmi con competenza ed affetto.
Anche in questo campo ce ne sono di cose da imparare!
Ma ritorniamo a quelle che sono le mie di competenze e alle foto dedicate alla Divina Commedia.
L’esperienza fatta con le maschere mi ha portato subito a conoscere l’Inferno.
Certo,non in modo di approfondimento culturale, ma attraverso conoscenze essenziali
della sua struttura e della sua poetica.
Mi è arrivata subito la fisicità, la forza del dolore e della sofferenza dei corpi.
Senza conoscere la storia di ogni personaggio che Dante incontra.
Quindi un approccio potente con il luogo, le sue caratteristiche, la violenza di atteggiamenti e di movimenti, condensano in sé la disperata vitalità che è il carattere dominante dell’Inferno.
Tutti i guardiani sono strumento d’una forza vendicatrice e riflettono nelle loro fattezze
la violenza e la mostruosità morale del regno che governano.
Da queste riflessioni è passata l’architettura della costruzione della mia prima opera
dedicata all’Inferno.
Dopo aver scoperto la comparsa di Alichino, il mio Arlecchino,
conosciuto nella Commedia dell’Arte e ritrovato qui nel XXI Canto,
tra i comandati di ronda :
« Tra’ti avante, Alichino e Calcabrina, cominciò elli a dire;
e tu, Cagnazzo; e Barbariccia guidi la decina »
mi è venuta immediata l’idea di metter come centrale e trainante della situazione
il personaggio che io stessa interpreto nella Farsa "Guerra d’Amore" cioè :
Capitan Spaventa di Vall’Inferno!
Perché no, visto il nome che porta?
Adeguato perfettamente al luogo e all’essenza del Capitano !
Quindi, come Dante ha trasferito dalla mitologia classica all’Inferno Cristiano i suoi guardiani
io ho introdotto un personaggio della Commedia dell’Arte
in mezzo agli altri del primo mondo dantesco, dove la vita terrena è riprodotta tale e quale,
essendo il peccato ancor vivo e la terra ancora presente ai dannati.
Regno del male o della materia in se stessa e ribelle ad ogni cosa dello spirito.
Emerge il dramma dell’anima che si smarrisce nel corpo abbrutito.
Ho cercato di dare materialità alla descrizione, assenza di suggestioni sentimentali,
per accentuare ancor più l’evidente morte dell’umanità.
Ho fatto risaltare le forme fisiche per mettere in rilievo l’assenza di vita spirituale.
Solo materialità e paura ,come quella che ha Dante della sua scorta e che io ho usato per il Capitano, immaginando che possa rivolgersi a qualcuno in aiuto, come Dante fa con Virgilio:
« Ohmé,maestro,che è quel ch’i veggio? » diss’io.
« Deh,senza scorta andianci soli se tu sa ‘ir ; ch’i’per me non la cheggio.
Se tu se’ si accorto come suoli, non vedi tu ch’è digrignan li denti
e con le ciglia ne minaccian duoli ?
( Inf.XXI,127-132)
….ma il mio Capitano, rivolgendosi a quei diavoli astuti, dileggiatori e crudeli,
che fanno il male per il male, senza scopo, senza utilità, per bisogno della loro natura,
il Capitano si trova solo con la sua paura, perchè i diavoli non hanno altro sentimento
che l’odio in tutte le sue gradazioni;
sprofondati in quel luogo sotteraneo ed eternamente oscuro che è l’Inferno.
- IL PURGATORIO -
Eccomi alla mia seconda opera, dedicata al Purgatorio.
Antitetico all’Inferno, prima di tutto come situazione geografica e come conformazione
e voi tutti lo sapete. Qui regna la legge dell’amore.
Le anime si amano e sono affratellate anche materialmente dalle azioni fisiche
come in uno spettacolo ed anche dalle preghiere che ogni gruppo di esse recita.
L’Amore è la guida sapiente che agisce con assoluta libertà.
L’uomo riesce a collocarsi nella realtà come bellezza spirituale,
in cui traspare la bontà della sua natura:
quella bontà che Dio comunica agli esseri perché ciascuno di essi
possa trasmetterla agli altri.
Ogni individuo, nella misura che gli è propria, può concorrere liberamente e spontaneamente
alle grandi aspirazioni della natura umana.
Nel mio lavoro ho voluto ripercorrere il viaggio delle anime su per il Purgatorio,
che è continuamente avvolto da una malinconia fiduciosa.
I particolari del loro cammino, lungo strade deserte e su per salite faticose,
al cospetto sempre del Cielo, hanno una poesia interiore straordinaria.
C’è un alone di raccoglimento e la visione dall’esterno ci porta a seguire
l’animo meditante dei protagonisti.
Il gruppo che ho fissato nel mio scatto, alla dolcezza visiva, al rapito silenzio,
trasmette sensazioni sottili e dolcissime:
la pietà che li unisce, penso sia la sensazione più forte che trasmette tutta la situazione .
Custodiscono inoltre il desiderio di arrivare,
il ricordo delle cose e delle persone care che li spinge su per la salita.
Anime tra loro unite in una comune ansia di bene e vanno su dritte verso il Cielo.
« Li’ veggio d’ogni parte farsi presta, ciascun’ombra, e baciarsi una con una,
senza ristar, contente a breve festa.
Così per entro loro schiera bruna s’annusa l’una con l’altra formica,
forse a spiar lor e lor fortuna. »
Personalmente ho amato questo Canto perchè lo vedo come il regno dell’Arte,
di un'Arte che è saggezza pratica e operativa, per cui l’uomo riesce a collocarsi nella realtà
come bellezza spirituale, in cui traspare la bontà della sua natura.
Quest’Arte o Virtù Intellettuale, si perfeziona a poco a poco
mediante la volontà, attraverso l’umiltà, la mitezza, la forza, la semplicità, la purezza.
Nel Purgatorio ognuno è artista della propria vita, cooperatore di Dio nell’opera della creazione.
Qua la Provvidenza Divina, gradua e distribuisce i suoi doni,
diversificando in ciascun individuo i valori.
Allora per voi ho voluto dare la testimonianza che esiste
Chi può prendere fraternamente in braccio la vita di qualcuno
abbandonato a se stesso, leggermente, senza fatica.
Che esiste Chi sa allungare una mano mentre l’attitudine del suo corpo dice all’altro:
« ...non aver paura ,ci sono io per te !... ».
Chi tende le braccia verso Dio, perchè venga a salvarlo!
Poi lì, per ultimo, l’Angelo stupendo che con il suo dito sfiora la fronte
e dona alle anime il lasciapassare per il Cielo !
Con queste immagini di pietà e di calma interiore,
sulle ali della fede e della speranza, si alza lo spirito al Paradiso.
- IL PARADISO -
Arrivata ad affrontare il Paradiso, mi è venuto da chiedermi:
« Il Paradiso è una regione che Dante percorse e vide veramente,
o è solo una sua visione estatica e puramente interiore? »
Per me, prima si contempla in visione poi si calca con piedi ideali.
Si sente come una realtà interiore prima di vederlo, poi se ne ha una visione quasi allegorica,
in cui i beati nella loro Rosa, sono fiori dorati e turbinano volando e cantando.
Gli Angeli con loro come gemme e la Luce Divina è un fiume di splendore.
Il Paradiso è pura immateriale vita interiore, puro spirito che per grazia
si lascia contemplare con i sensi estasiati.
« La forma general di Paradiso , già tutto lo mio sguardo sguardo avea compresa,
in nulla parte ancor fermata fiso »...
( Paradiso 3,31,52-54 )
ci confessa Dante.
Quindi il Paradiso si percorre, per così dire, solo dopo averne avuto visione,
se ne ha la visione solo dopo averlo sentito come uno stato della propria anima.
Le anime del Paradiso quindi, non hanno altro corpo che un involucro di luce.
La luce è tanta di fuori quanta di dentro, è la beatitudine, è la perfezione.
Il corpo è generato dall’anima, è l’analogo perfetto dell’anima,
è l’anima stessa quale traspare di fuori.
Cosa augurarsi di meglio, cosa desiderare di più di questa eterna condizione?
Ma attenzione, noi mortali siamo tenebre che la gioia può illuminare...
solo i beati, già essi stessi gioia, sono ravvivati se più intensa si fa la purezza e la beatitudine
e risplendono perchè la letizia è il contenuto costante delle loro anime.
Quindi la materia del Paradiso è la più spirituale che i sensi conoscano: la Luce.
Ardore, fiamma, lampo, baleno, acque nitide, perle, gemme, topazi, smeraldi,
sfavillare, irradiare, trasmutare: poesia pura della Luce.
In questa dimensione ho posto, centrali nella costruzione dell’opera, Dante e la sua Beatrice;
immobili come due statue, l’uno in ginocchio adorante, l’altra nella sua funzione di guida,
nell’atto di spiegare. Tutt’intorno un turbinio di angeli, di anime,
nel loro moto perpetuo della danza, del canto che è la loro parola,
della luce che è fondamentalmente espressione della gioia.
E Dante :
« O Amanza del Primo Amante, o diva » -diss’io appresso-
« il cui parlar m’inonda e scalda si che più e più m’avviva... »
( Paradiso IV,118-20)
Beatrice è tra i beati, la sola che compaia nella sua figura umana.
Sarebbe difficile immaginare che un semplice splendore guidasse Dante di Cielo in Cielo.
Cosi ho voluto rappresentarli….
...un amore che è nato in Terra e che si è sollevato, ma non ha veramente cambiato natura.
Eppure l’ammonitrice e salvatrice di Dante è sempre lontana dai sentimenti terreni:
« Io son fatta da Dio, sua mercé , tale, che la vostra miseria non mi tange ,
né fiamma d’esto incendio non m’assale »
Eppure Dante arde ancora occultamente dell’amore terreno di un tempo !
Così termino il viaggio di presentazione delle mie tre opere,
omaggio alla Divina Commedia del Sommo Dante,
seguendo i suoi passi in compagnia di Virgilio e Beatrice.
Viaggio d’Artista in una terra straniera che sto imparando a conoscere nei suoi aspetti più profondi ...e ad amare.
Ho voluto scrivere appositamente in prima persona,la presentazione di queste opere
dall’impatto profondo, dedicate alla Divina Commedia,
per dare il Benvenuto nella Cultura Italiana a Nidaa Badwan
e farla sentire sempre più vicina a noi.
A Dante e ai suoi grandi studiosi, che si sono succeduti nel tempo, un Grazie per avermelo permesso.
Urbino , Anno 2021 Maria Stella Mei