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The Project
by Nidaa Badwan

LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE

 

PRIMA FASE:

Tutto è partito lo scorso anno, quando decisi  di partecipare ad un laboratorio di creazione di maschere che aveva come tema la Divina Commedia di Dante. Questo fu l’ingresso nel gioco. Il laboratorio, proposto da FAMASCHERE e condotto da Fede, uno straordinario artista creatore di maschere per la commedia dell’arte, hanno dato inizio a quello che vi vado a raccontare.

 

La prima parte del laboratorio riguardava l’Inferno.

Per riuscire a creare una maschera dell’inferno Fede ha parlato dell’inferno di Dante. 

Ha spiegato un po’ il colore della faccia, l’espressione “indiavolata” che dovevano avere. 

In quel momento per me è stato facile esprimere sul cuoio quello che aveva spiegato. 

Ho scelto lo stampo di Capitan Spaventa di Vallinferno senza sapere chi fosse. 

Senza sapere che per me il gioco sarebbe continuato nel mondo della Commedia dell’Arte con l’insegnante Stefano Mauro.

 

Nella seconda parte, il Purgatorio, il gioco divenne più difficile. Fede spiegava il purgatorio di Dante, ma per farci entrare profondamente nell’emozione ci fece fare un gioco. Avevamo di fronte i 7 Vizi Capitali e ognuno scelse un peccato a caso. Dovevamo parlare ed esprimerci come se quel vizio facesse parte di noi. Dovevo esprimermi come una peccatrice.

 

Dopodiché, ci invitava a fare l’esatto contrario di quel peccato, ritornare sul palco, esprimersi con l’opposto di quel Vizio. Ad esempio se avessi scelto l’Ira dopo avrei parlato con Serenità. Per me è stata un’esperienza di consapevolezza, più che un gioco. 

 

A volte mi succedeva che era più facile esprimermi con uno dei vizi e mi risultava difficile fare il suo contrario.

 

Finché non ho fatto questa maschera, neutra.

Nella terza parte il laboratorio del paradiso vedeva come esercizio un gioco, per farci sperimentare, sentire e capire le sensazioni proprie del paradiso, in modo da poter fare la maschera. Fede si è ispirato al paradiso di Dante facendo lo stampo della nostra faccia con il gesso e la maschera doveva rimanere bianca. Era una sensazione molto strana, per farlo dovevo chiudere gli occhi e si chiedeva agli altri partecipanti di prendersi cura di me, del mio corpo e della mia faccia. Mentre loro stavano mettendo il gesso sulla faccia, aiutandomi a non spaventarmi, perché serviva circa mezz’ora, ogni tanto mi dicevano una parola dolce, mi accarezzavano, coccolavano la mia maschera di gesso. Bisognava essere molto teneri. 

 

Per me è stata un’esperienza formidabile che mi ha donato molta ispirazione. Ogni volta che guardavo le maschere prima di fare questo laboratorio c’era qualcosa dentro di me che mi attirava fortemente verso di loro. Ho sempre capito che quel richiamo significava qualcosa che avrei dovuto fare con queste maschere. Qualcosa lungo il percorso sarebbe arrivato, ma non sapevo ancora cosa fosse. 

Ma appena finito questo laboratorio avevo una sensazione di urgenza di fare 3 opere: inferno, purgatorio, paradiso.

 

Da quante emozioni ho avuto in quel laboratorio, era impossibile non esplodere e ridare queste sensazioni agli altri, perché era una sensazione forte.

Dopo aver ricevuto questa sensazione, ho deciso finalmente che di fare delle foto e ho aspettato il momento giusto. Ho aspettato qualche mese, pensando sempre a questo progetto, fino a quando mi ha contattato Filippo chiedendomi se avessi un’idea per fare qualcosa di artistico dedicato a Dante. E da qui, ho cominciato, durante l’evento che aveva organizzato, la seconda fase.

 

 

In questa SECONDA FASE del gioco, volevo realizzare un incontro tra la Divina Commedia e la Commedia dell’Arte, cioè  le esperienze fatte nell’ultimo anno.

Adesso toccava a me guidare gli altri e farli entrare nel gioco, per scattare la foto giusta.

 

A Lecco in questo evento c’erano più di 20 persone disponibili, ho spiegato loro cosa avremmo fatto in queste 3 foto. Però le spiegazioni che riguardavano le emozioni le ho lasciate per il momento dello scatto delle foto, non gliele ho spiegate prima.

Il primo giorno ho scattato solo 2 foto, Inferno e il Paradiso. 

Sono dovuta passare direttamente dall’Inferno al Paradiso perché la maggior parte dei partecipanti era lì proprio per quella foto, anche se mi sarebbe piaciuto procedere vivendola nel modo giusto, per gradi.

 

C’erano delle persone che si sono proposte per vivere tutte e 3 le fasi, ci sono altre persone che hanno preferito vivere l’esperienza dell’inferno e altri che non hanno accettato altro che il Paradiso. E hanno aspettato che arrivasse il suo momento.

 

Nell’Inferno ci siamo divertiti molto, non c’era la sofferenza durante quella esperienza. 

Ho preparato tutte le parti tecniche e ho lasciato Capitan Spaventa dentro la gabbia. 

Allora mi ha chiesto: “cosa devo fare?”, gli ho risposto “non ti preoccupare, farai quello che ti sentirai” e ho detto al gruppo “voglio che spaventiate Capitan Spaventa! Spaventatelo molto, attaccatelo! Fatelo spaventare! Certo, non c’era cosa più facile di quella, di farlo spaventare, di avere paura, di spaventare gli altri. 

Il gruppo è stato meraviglioso e sono riusciti a spaventarlo. 

Grazie a tutti coloro che hanno accettato di vivere questa esperienza. 

 

Subito dopo abbiamo iniziato lavorare per realizzare la foto del Paradiso.

Eravamo molto contenti di aver vissuto l’esperienza della foto dell’Inferno perché era risultata molto vera, sincera. Pensavo che nel Paradiso la situazione si rivelasse molto più facile. Appena dissi: “provate ad essere come anime di luce, leggeri, esseri di luce, vivete la leggerezza e la felicità” ecco che loro - Abracadabra - l’avrebbero realizzata come con il gruppo dell’inferno, ovvero che sarebbero riusciti ad esprimere felicità e leggerezza facilmente. 

Invece ho vissuto questo, contrariamente a quello che pensavo, più nella foto dell’Inferno che in quella del Paradiso. Mentre scattavo le foto, la situazione non era facile per niente, ho visto l’Ego, ho visto la fame di questo momento, ma non c’erano né la leggerezza, né la felicità, non era assolutamente come me lo sarei aspettata.

Ho scoperto la saggezza del Creatore in quel momento. Ero la creatrice di quell’opera, dovevo cercare quindi la saggezza di Dio nel Paradiso, quindi l’Unità, il fatto che tutti siamo Uno. Ho lasciato tutti fare quello che volevano e in un secondo momento ho dovuto lavorare sulla foto. Coprire delle facce, creare più movimento, più leggerezza nella foto. Nel Paradiso c’è la luce, c’è la pace, non c’è l’ego e tutti accettano il loro posto. Vivevo quel momento in un’altra consapevolezza, vedevo le cose in un altro modo.

 

Il giorno dopo abbiamo iniziato il viaggio nel Purgatorio.

 

Tutte le volte che sentivo parlare del Purgatorio dicevo: “ma noi stiamo già vivendo nel purgatorio… sbagliamo, facciamo i peccati, c’è chi prova a migliorare e 

c’è chi non ha la consapevolezza neanche di com’è, dov’è, 

c’è chi prova a migliorare e c’è chi non ci prova. 

 

Il gruppo del purgatorio era molto diverso, ho chiesto loro di avere più pietà verso gli altri, aiutarli, avere tenerezza l’uno verso l’altro e ho chiesto di farmelo vedere nel movimento, 

 

Questa è l’unica cosa da fare, se loro vogliono uscire dal purgatorio. È l’unica esperienza che devono vivere. Ero scioccata dalla quantità di speranza e di dolore che ho visto nel loro movimento del corpo e nella foto. Nel purgatorio ci sono tutte le contraddizioni.

 

TERZA FASE

 

La terza fase è questo momento, per chi sta guardando questo video. 

A chi non ha vissuto questa esperienza, a voi che state ascoltando una esperienza vissuta da altri, che non avete vissuto direttamente, voglio dire “se la vita è un gioco di sentimenti, allora per vivere i sentimenti della luce e del paradiso è necessario conoscere il suo contrario. Dai sentimenti dell’inferno, per capirne la differenza da quelli del Paradiso e avere consapevolezza dei TUOI sentimenti, devi passare dal Purgatorio, mettere tutte e due le emozioni insieme, l’una vicino all’altra, e scegliere in quale sentimento vuoi vivere questo gioco della vita. 

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